Il campanile sommerso

Ci sono giornate nella vita di un motociclista che si possono dire veramente piene e che costituiscono anche un pò il riferimento per tutte le uscite che verranno in futuro: ecco la visita al campanile sommerso del Lago Resia è stata proprio questo.

Centinaia di km, tornanti, panorami e luoghi che si fa quasi fatica a ricordare, come se la memoria non fosse grande abbastanza per contenerli tutti.

Siamo partiti presto da Lecco alle 7.15, facendo la conoscenza di nuovi compagni e ritrovando vecchie conoscenze di tanti giri già fatti assieme: c’è eccitazione nell’aria che, frizzante e chiacchierina, allieta la partenza di un giro che si preannuncia davvero lungo e interessante.

Velocemente siamo a Chiavenna dove ci aspetta l’ormai rituale caffettino da Moresco, augurale barettino dove comprare le ultime cose che servono e dove riscaldare le membra per il freddino che ci aspetta; la giornata è spettacolare e sembra preannunciare  cieli e montagne tutte da fotografare.

Si entra in Svizzera per la prima volta dai tempi del Covid e un brivido percorre la schiena, pensando a tutto quello che è accaduto in questi mesi che ci hanno impedito di valicare passi e confini che ci sono sempre sembrati una seconda casa per le nostre scorribande motociclistiche.

In un attimo facciamo il Maloja, Sainkt Moritz dove nulla è cambiato e a metà mattina siamo a Zernez dove una sosta è d’obbligo per sgranchire gambe e schiena. Un simpaticissimo indigeno ci aiuta a fare benzina insegnandoci nuove parole dell’idioma dell’Engadina e ci rifocilliamo con i c.d “Sergini”, immancabili delizie di tutti i nostri giri.

Dopo una mezz’oretta si è pronti per ripartire: Passo del Forno, Santa Maria, Glorenza, Malles e finalmente Curon con il suo celeberrimo campanile sommerso.

E’ oramai diventato una celebrità come la Torre di Pisa o il Colosseo e non c’è mototurista alpino che si rispetti, che non abbia fatto almeno una foto con il campanile come sfondo.

C’è tanta gente, moto di ogni tipo ed è una grande soddisfazione aver portato tutto il gruppo fino a qui anche se i km sono stati davvero tanti.

Il pranzo e la pennica chiudono la mattinata tra risate che finalmente incorniciano una splendida giornata di compagnia. Ognuno ha la sua parte, ma tutti assieme siamo davvero unici e fantastici.

Il pomeriggio si apre con la voglia di proseguire ancora oltre e allora decidiamo di andare in Austria per poi rientrare dalla Svizzera; la prima parte è un po noiosa finché decidiamo di salire al Fluela in una danza dondolante di curve e controcurve. Il cervello si ridesta e risveglia e il passo viene conquistato velocemente fino a scendere a Davos.

Come già detto altre volte quando si arriva a Davos ci si sente veramente lontano da casa; altri palazzi, altri mezzi, altri negozi ti fanno sentire come a migliaia di chilometri da casa, quando invece sei lontano solo…qualche centinaio !

Si scende a Tiefencastel per poi conquistare lo Julier alla caccia di Transalp modificate, poi ammirate al passo per qualche foto.

Sono le 18 e siamo in cima allo Julier, la stanchezza si fa sentire; da questo momento è ritorno a casa. Siamo contenti di quello che abbiamo fatto, forse stupiti di così tanti chilometri, ma sicuramente orgogliosi di aver realizzato quello che altri forse solamente sognano di fare.

La discesa è lunga attraverso Silvaplana, il Maloja, Chiavenna e infine Lecco.

Cosa dire in conclusione ?

La giornata è stata davvero lunga e impegnativa, ma altrettanto bella e sontuosa; i luoghi visitati sono splendidi e vale la pena venirci almeno una volta per godere della maestosità e limpidezza di questa natura.

Si arriva a casa con il peso della stanchezza, ma anche con il sorriso di chi ha completato davvero una grande impresa !

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